Benvenuti nella regione che non esiste : il Molise.


[ In questa regione non ancora contaminata, cresce l’arbusto del prunus spinosa trigno, pianta della speranza il cui estratto, in vitro, inibisce lo sviluppo delle cellule tumorali, candidata ad un possibile “oro” della regione molisana ]

di Orlando Abiuso

Tra ottobre e novembre, quando con le abbondanti piogge ed i primi freddi la campagna ed i boschi si accendono di toni caldi del rosso e dell’arancione, è il momento di godersi la natura incontaminata per escursioni nelle campagne ancora vergini  del territorio  del Molise.

Questo non è solo il tempo delle castagne e funghi e zucche, ma è anche periodo di prugnolo selvatico che cresce abbondante vicino a molti paesi molisani. Ai colori del rosso e dell’arancio si aggiunge, anche, quello blu cobalto della bacca selvatica che non tutti conoscono. Il Prugnolo o Prinus Spinosa: è un arbusto spinoso della famiglia dei pruni che cresce spontaneamente nelle terre della biodiversità del Molise. Il tronco e i suoi rami sono fitti e provvisti di spine, da cui il nome usato anticamente “Spinosus”.  Spesso in prossimità dell’arbusto si trova un fungo molto ricercato, comunemente denominata “Prugnolo”.

Ma cosa possiede di speciale questa bacca selvatica?

 Nelle medicina tradizionale il prugnolo selvatico è usato da sempre coma diuretico e depurativo. Ha, infatti, azione antinfiammatoria , depurativa e astringente. Da studi recenti condotti dai ricercatori dell’ISS è emerso che l’estratto del  prunus, addizionato ad un mix di aminoacidi e vitamine, possiede formidabili proprietà antiossidanti e antitumorali per l’elevato contenuto di polifenoli.

A Bagnoli del Trigno in provincia di Isernia, ha sede la “Biogroup s.r.l.”, la ditta che ha prodotto e già messo in commercio nelle farmacie italiane, con effetto antiossidante e con la dimostrata capacità di inibire la proliferazione delle cellule tumorali in vitro. Questo integratore può essere utilizzato come coadiuvante naturale della radio e della chemioterapia- dice Stefania Meschini -, la ricercatrice dell’Istituto Superiore della Sanità- e spiega che “nella sperimentazione in laboratorio abbiamo trattato cellule umane di cancro del colon, del polmone e della cervice uterina con l’estratto del prunus addizionato al Can (un complesso a base di aminoacidi, minerali e vitamine). Il risultato è stato la inibizione della crescita cellulare tra  il 70-80 per cento delle cellule cancerose nell’arco di 24 ore”

Sul supplemento del “Corriere della sera”, SETTE del 30 0tt0bre 2015, il giornalista Marzio G: Mian, in un servizio scientifico, si occupa di una” bacca blu cobalto” prodotta dalla pianta “Prunus spinosa trigno” che cresce nel Molise, pianta della speranza che, in vitro, inibisce lo sviluppo delle cellule tumorali, candidata ad un possibile “oro” della regione molisana. “Una storia che comincia nei boschi dell’Alto Molise. Siamo a Bagnoli del Trigno – scrive il giornalista Marzio Mian – circa 700 anime. Sulla cresta dell’Appennino sannita si vedono in lontananza Pietrabbondante, Capracotta, Agnone, e tutt’intorno un paesaggio sospeso in un tempo indefinito, una delle aree più incontaminate d’Italia. E qui che cresce la pianta del “Prunus spinosa trignina” che dà per frutto una bacca blu cobalto, il trigno, appunto, che dà anche il nome al fiume e alla sottostante valle e produce un succo dal quale si ricava un umile amaro, il trignolino, orgoglio degli abitanti del paese.

Quell’arbusto spinoso della famiglia dei pruni che imbianca i poggi nella stagione della fioritura, e improvvisamente diventato protagonista nel mondo della ricerca antitumorale e simbolo, per una regione appartata, anzi ignota, che sta cercando il riscatto puntando proprio sulla biodiversità, dall’unicità che deriva dall’essere rimasta fuori da mode, consumi ed economie mordi e fuggi. Una consapevolezza che s’intuisce dallo slogan divento virale in Molise, “benvenuti nella regione che non esiste”.

“Paradossalmente la bolla dell’esclusione ci ha preservati anche dai pesticidi – dichiara Giovanni Occhionero – chimico farmaceutico responsabile della Biogroup (la piccola azienda che a Bagnoli del Trigno ha proprio investito su terpeni, olii essenziali, piante officinali, riferimento non solo italiano per la medicina bionitegrata e la medicina sportiva) e ora ci troviamo in un immenso patrinonio di piante selvatiche, una terra ancora integra, una biodiversità che non ha eguali in Europa”.