Se non sai che fare delle tue mani trasformale in carezze. (Jacques Salomé)
Il corpo dell’anziano è spesso soggetto a dolori o difficoltà motorie. A volte diviene fonte di disagio esistenziale ma anche di vergogna. Sovente è toccato più per terapia che per affetto. Eppure, quel corpo invecchiato, deformato o irrigidito, ha gli stessi bisogni primari del corpo di un neonato: essere toccato, accarezzato, accolto, accettato, riconosciuto.
Quello corporeo è il primo linguaggio che impariamo dalla nascita. Il tocco affettivo è un bisogno primario al pari di cibo, acqua e riposo. Un contatto presente, amorevole e accogliente è un profondo nutrimento, favorisce il rilassamento, aumenta il senso di stima e accettazione di sé, migliora l’umore. Le mani dell’operatore “dialogano” con il corpo della persona che riceve: ne ascoltano i bisogni, le potenzialità i limiti; comunicano riconoscimento, accettazione, nuove possibilità di percezione, la capacità di relazionarsi con sé e con gli altri….
Non tutte le persone gradiscono o hanno attitudini a questo tipo di approccio che può essere percepito come invasivo. Ecco che conoscere la persona e osservarne le sue reazioni di volta in volta è molto importante. La relazione si può realizzare anche attraverso una vicinanza silenziosa ma ricca di significato.