“ SCANSATE FRESSORA CA ME TIGNE”


[ Detti e proverbi molisani a Varese nel gemellaggio tra le due città]

di Orlando Abiuso

[“Scansete fressora ca me tigne=molisano”]

[“Tirant in là, padela, ca te me tingiat”=varesotto”]

“Può una raccolta di proverbi molisani, pur nell’arricchimento di una traduzione in” lingua varesotta” e di una eccellete spiegazione, interessare ancora il lettore del terzo millennio?” si chiede il poeta dialettale molisano Giuseppe Pittà nella prefazione al libro di proverbi della città di Campobasso,”Scansete fressore ca me tigne (Scansati padella-nera e bisunta- che mi tingi) edito dalla Ge.Pro.s. 1999, Campobasso, da tempo impegnata a rilanciare la cultura molisana con iniziative promozionali in molte province italiane.

Come questo  libro di proverbi, che è stato tradotto in dialetto bosino, qualche anno addietro, dal poeta varesino Natale Gorini,  il cui titolo è diventato” Tirant in là, padela ca te me tinget, un’ardita operazione culturale, di contaminazione tra due aree regionali-tradizionali italiane diverse.

Un florilegio di detti e proverbi campobassani che riportano espressioni, codificazioni brevi ed efficaci di  comportamenti di uso popolare, simpatici ed arguti sulla bocca della gente molisana, trasferiti nel dialetto di Varese. Il libro è stato redatto da più mani: da quelle del poeta dialettale e musicista campobassano Tonino Armagno ( per la traduzione in italiano e relativo breve commento); da Natale Gorino poeta dialettale di Varese (per la traduzione in dialetto varesotto) e  dalle mani di alcuni alunni del Lice artistico di Campobasso ( per le vignette che corredano il volumetto).

E’ stato presentato a Varese in un contesto di cerimonie patrocinate dall’ Apt del Varesotto, svoltesi presso la Sala napoleonica di Villa Ponti, finalizzate a far conoscere sia il volume di  proverbi tradotto dal poeta Natale Gorini, che i prodotti gastronomici, artigianali e le attività culturali del Molise. L’evento culturale a Varese non è stato casuale: nella città lombarda vive una comunità di molisani integrati nel tessuto cittadino e provinciale. Fino ad alcuni anni fa, il campobassano Antonio Bossi è stato il responsabile della promozione turistica del Varesotto, con un occhio sempre attento al Molise, condividendo con molti amici molisani l’amore per la sua terra dì origine. Promotore anche di questa iniziativa di gemellaggio culturale Campobasso-Varese.

I proverbi, come è noto, sono la saggezza del popolo e di ogni popolo, e si trasmettono con la tradizione orale tra le generazioni, quasi oro di coppella, perchè i giovani ne tengano conto, onde evitare di incorrere in errori già sperimentati  da chi li ha preceduti. Nasce però sospetto e una domanda già abbozzati da  Giuseppe PIttà  nella prefazione. Se questa saggezza popolare sia ancora fruibile e attuale, e se ancora può suscitare interesse per le generazioni di  questo terzo millennio, quando i costumi, le comunicazioni di massa, l’etica e la morale comune sono stati soppiantati da disvalori.

Nel libro si legge il noto proverbio pedagogico: “Mazze e panèlle  fanne le figlie bèlle” (Bastone e pane sortiscono buoni figli, in bosino: ”Bastun e pan fann bèi fio”. E’ ancora attuale questa massima pedagogica?