
“Le mie prigioni…”
di Orlando Abiuso
La sera di quel 21 gennaio 1951, in cui si svolse la sommossa popolare di protesta a Gambatesa, indetta dalla Camera del lavoro di Gambatesa, organizzata, Felice Del Vecchio, funzionario della sede PCI del capoluogo, fu tratto in arresto dal maresciallo dei Carabinieri e portato in caserma insieme a Pasquale Di Maria, del direttivo PCI locale, ed il compagno Vittorio Mignogna, presunti responsabili ed organizzatori della protesta popolare, vennero trasferiti al carcere di Riccia, dove rimasero rinchiusi per 15 giorni.
Il custode-carceriere trovò il modo di occuparci – racconta del Vecchio – dando a me l’incarico di dare lezioni di ripetizioni alla figlia studentessa (seppe che ero professore laureato), e affidò al nerboruto compagno Mignogna, il lavoro manuale di spaccare la legna nel cortile del carcere.
D .Com’era l’alimentazione nel carcere a Riccia, gli chiedo
R .”Un compagno dirigente del partito – risponde Del Vecchio con un sorriso sornione – provvedeva generosamente ad integrare la povera dieta, portandoci nel carcere salami, salsicce in abbondanza ed altro ancora.
Il carceriere divideva le scorte alimentari a noi destinate in due parti: una parte la tratteneva per sé, l’altra la lasciava ai due compagni reclusi… Trascorsi i quindici giorni di condanna, fummo rilasciati e subito dopo si svolse il processo: fummo difesi dal compagno Avv. Pistilli di Campobasso, che ci fece assolvere per non aver commesso il fatto”.
Felice del Vecchio
Abbiamo incontrato a Milano lo scrittore Felice del Vecchio, per ricordare il periodo della sua giovinezza vissuta tra Abruzzo e Molise, e per rievocare le vicende politiche che, nel dopoguerra, lo videro protagonista indiscusso impegnato nel Partito comunista italiano. Nato nel 1929 a Castiglione Messere Marino (Chieti), ma fin da bambino è vissuto nel Molise presso suo zio Don Duilio Lemme, parroco di Roccavivara, che lo ha avviato agli studi.
Dopo aver frequentato il Liceo presso il “Mario Pagano “ di Campobasso, si è iscritto alla facoltà di Filosofia a Pisa, alunno della Scuola Normale Superiore. Laureatosi nel 1951, ha fatto ritorno nel Molise, dove ha svolto attività politica nel Partito comunista fino al 1954, quando a Campobasso, ha cominciato a scrivere “La chiesa di Canneto” pubblicato nel 1957 da Einaudi e quell’anno ha ottenuto il Premio Viareggio “Opera prima”).E’ seguito, dopo un lungo silenzio, “Il nido di pietra”, nel 2002.
Vive a Milano dove si è trasferito dal Molise in cerca di lavoro: prima collaboratore della casa editrice Mondadori, successivamente insegnante nelle scuole statali).