“Adda veni’ Baffone!”


 

di Orlando Abiuso

 

Una sommossa popolare  scoppiò, nel lontano dopoguerra nel Molise, in un piccolo paese, Gambatesa: con le elezioni comunali, i comunisti riuscirono ad andare al potere, eleggendo un sindaco comunista, che dopo qualche mese cambiò casacca in quella democristiana, provocando una manifestazione politica organizzata dal partito comunista, che si svolse nella mattinata  del 21 gennaio 1951. Una manifestazione popolare grottesca, di quelle raccontate dalla penna di Giovannino Guareschi nel libro “don Camillo”.

La” location” dei  luoghi dove accaddero le vicende che stiamo narrando e confrontando ( Brescello e Gambatesa), somigliano assai: Brescello, in provincia di Reggio Emilia, nella bassa Padania alla confluenza del fiume Enza con il Po; Gambatesa in provincia di Campobasso, nel basso Molise, vicino alla confluenza del fiume Tappino con il Fortore.

I personaggi della vicenda guareschiana che avvenne nel comune molisano,

sono: tal Giuseppe Di Maria, conosciuto da tutti col soprannome di “Baffone”, storico segretario della sezione locale della C.G.I.L. . (Il “Peppone” di “Don Camillo ” di Guareschi dotato di fluenti e lunghi baffi che gli procurarono il nomignolo  di “Baffone”. Il sindaco comunista appena eletto ,tal Giuseppe Cirelli, un italo-americano rientrato da poco in paese dagli Usa  ;il maresciallo comandante la stazione locale dei Carabinieri, rappresentanti di C.L. (Comitato di Liberazione);, dirigenti della Camera del Lavoro di Campobasso (tra questi Felice Del Vecchio, il futuro scrittore molisano autore del libro “La chiesa di Canneto”,Einaudi (Premio Viareggio “Opera prima”  nel settore Saggistica); il compagno comunista, tal Vittorio Di Maria; il maresciallo maggiore dei CC. arrivato sul posto in tutta fretta dal vicino paese di Riccia. 

Ero ragazzo, allora a Gambatesa, e fui testimone degli avvenimenti che racconto, anche se ero attratto più dalla sommossa popolare, che dai veri motivi della sommossa stessa.

Ricordo che i militanti di sinistra erano soliti raccogliersi la sera, nella locale Camera del Lavoro, in Piazza Municipio, quasi una consorteria di “Carbonari” risorgimentali. S’incontravano con il  segretario cittadino, erano gli ultimi del popolo: disoccupati, nullatenenti, poveri, tutti relegati con le abitazioni in una zona “suburbio” ai margini del paese. Sognavano una vita migliore per sé e per i figli, spesso invocavano per le vie del paese:”Adda venì Baffone”, il “Messia” della giustizia sociale, del loro riscatto nei confronti dei padroni ( Per “Baffone” intendevano  Stalin e il partito comunista sovietico).

Nel corso di una vacanza al paese, incontrai Giuseppe Di Maria,,ora  in pensione, già segretario storico della C.G.I.L. a Gambatesa. Mi raccontò nei dettagli tutta la vicenda della protesta popolare avvenuta negli anni ’50.

Negli anni che seguirono la fine della seconda guerra mondiale, nel lontano 1951,nel paese molisano riuscimmo ad eleggere sindaco comunista tal Giuseppe Cirelli, un italo-americano rientrato da poco in paese, sostenuto da una lista civica di sinistra con il simbolo del “Gallo”.

Il sindaco eletto, rimase di sinistra per qualche mese, in seguito si fece coinvolgere in un’ oscura trama ordita dai democristiani, da rappresentanti di C.L. (Comitato di Liberazione) e fu convinto al cambio di casacca democristiana. Noi di “falce e martello”continua Baffone-“ proclamammo, in accordo con i dirigenti della Camera del Lavoro di Campobasso, una manifestazione di protesta, per due motivi. Per sostenere i consiglieri  di maggioranza che avevano presentato una mozione di sfiducia al sindaco; per collegarci alla protesta indetta dal P.C.I. e dalla C.G.I.L. del capoluogo, che contestava la venuta in Italia del generale americano MacArthur, noto nemico della ideologia comunista.

  1. Vi furono incidenti durante la manifestazione?

Tutto sembrava filare liscio…il sindaco, informato il giorno prima della manifestazione, aveva allertato i Carabinieri, che la mattina del 21 gennaio di quell’anno, ottennero il rafforzamento del contingente di Gambatesa, per vigilare sulla popolazione che partecipò in massa alla protesta.. Le forze di polizia sollecitavano i cittadini a tornarsene a casa, ma essi aumentavano sempre più, gonfiando in crescendo la protesta.

Il sindaco si consultò con il comandante dei CC:, insieme decisero che per far cessare la protesta di piazza,  bisognava arrestare i presunti responsabili ed organizzatori. Il primo ad essere invitato dal maresciallo dei Carabinieri a seguirlo in caserma, fu il compagno, dirigente del capoluogo, Felice Del Vecchio che passeggiava sul marciapiede antistante la Camera del Lavoro, in Piazza Municipio. Del Vecchio contestò l’illegalità dell’invito a seguirlo  in caserma, seguì tuttavia il maresciallo negli uffici della caserma, dove lo seguirono, a breve, anche il compagno Pasquale Di Maria, dirigente del PCI di Gambatesa e il compagno Vittorio Mignogna”.

  1. E lei non fu arrestato?

Andai a telefonare, dalla cabina telefonica pubblica, per avvisare i dirigenti provinciali di quanto stava accadendo a Gambatesa, poi rientrai nel locale della Casa del Lavoro, dove mi raggiunse il maresciallo dei Carabinieri, invitandomi a seguirlo in caserma, con l’accusa di essere il principale organizzatore della protesta. Il compagni Pasquale Di Maria ( conosciuto anche con il soprannome di “Ciannillo”, dirigente del PCI di Gambatesa,, contestò il mio arresto, come pure il compagno Vittorio Mignogna, un uomo di statura alta e di massiccia corporatura. Quest’ultimo apostrofò il maresciallo  in tono minaccioso, con la frase:” Poi ce la vediamo!”, interpretata come una minaccia dal maresciallo, il quale traduceva in caserma tutti e tre i compagni presenti nella camera del Lavoro.

La popolazione in protesta in Piazza Municipio, si trasferì allora compatta in Via San Nicola, dov’era la sede della caserma dei Carabinieri, per chiedere il rilascio dei compagni arrestati.

  1. Come si concluse la vicenda?

 “Frattanto erano arrivati a Gambatesa i dirigenti provinciali del PCI e della CGIL: Tavone ,Narducci, Ferranti, Gianfagna i quali si recarono immediatamente in caserma, dove era già presente anche il maresciallo Maggiore arrivato da Riccia. Dopo lunga trattativa si arrivò all’accordo che fossero rilasciati soltanto Di Maria Giuseppe (Baffone) e Di Maria Pasquale” dettoCiannillo”). I compagni Felice Del Vecchio e Vittorio Mignogna venivano trattenuti e condotti nel carcere di Riccia, perchè avevano offeso il maresciallo dei Carabinieri.

 A questa  clamorosa protesta di popolo di Gambatesa, c’è un seguito che racconteremo nella prossima puntata del Blog.