Vincere la solitudine dell’adulto anziano “analfabeta digitale”, avviando corsi di istruzione popolare di recupero dell’analfabetismo tecnologico digitale, sul modello di “Non è mai troppo tardi” del maestro Alberto Manzi nel 1959.


di Orlando Abiuso.

Chi non ricorda o non ha sentito parlare del più popolare maestro d’Italia, Alberto Manzi, che dal 1959 al 1968, ha condotto la trasmissione televisiva “Non è mai troppo tardi”, insegnando a scrivere a leggere, si stima, almeno un milione di Italiani?  Un maestro elementare telematico, un signore alto e garbato così bravo a disegnare con i gessetti alla lavagna, che sdoganò, con il suo insegnamento televisivo, una massa di analfabeti o semianalfabeti italiani , insegnando la grammatica e le tabelline, contribuendo alla scolarizzazione ed educazione dei cittadini di un paese in crescita dopo la guerra, un  bene comune per la vita democratica di un nazione.

A sessant’anni da “Non è mai troppo tardi”, quando la pandemia sarà domata, perché non avviare un corso di istruzione popolare per il recupero dell’adulto anziano “analfabeta digitale”? Ogni assistenza sanitaria nel dopo pandemia, dovrà tenere conto dell’isolamento sociale e della solitudine, ed avviare programmi di tutoraggio tra persone dello stesso ambiante, tra residenti nella stessa area, per mantenere legami sociali, attivare caregiver essenziali per ridurre l’isolamento e riuscire a utilizzare tutti i supporti sociali al fine di stimolare relazioni e supporti di comunità, ma soprattutto organizzare luoghi dove le persone, soprattutto anziani, possano accedere e imparare a utilizzare internet per connettersi , per acquistare farmaci, prenotare visite mediche, avere accesso al cibo e alle proprie necessità.

In Italia tra le persone con più di 75 anni, quasi il 40 per cento, non hanno parenti o amici cui riferirsi in caso di bisogno (Istat). Esperienze in tutto il mondo tendono ad avvicinare a internet gli anziani, avviando campagne di  alfabetizzazione tecnologica e digitale, e tracciare l’isolamento e la solitudine, la riduzione dei contatti con gli amici e parenti . Una solitudine che nasce da una discrepanza tra il livello di connessione sociale desiderata e quella effettiva, essa stessa correlata a povertà, disoccupazione, ad un incremento di mancanza di persone con cui confidarsi.

In questi periodo di “lockdown”, di divieti di movimenti sul territorio, divieti di incontrarsi con parenti e amici;  tablet, ipad, pc , pur con i loro limiti, hanno permesso di mantenere le relazioni, l’insegnamento a distanza, il lavoro a distanza, le videoconferenze. Ma molti anziani soli non hanno nemmeno questa “chance”.