“Salvatore salvato dall’abbandono”. Dalla rubrica “Io speriamo che me la cavo” da “La Prealpina “ di Varese.


di Orlando Abiuso.

La Fondazione Agnelli in collaborazione con l’ Invalsi( Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione) hanno sfornato di recente indagini statistiche sulle capacità didattiche  degli insegnanti nella scuole primarie e secondarie delle I maestri sono più formati dei professori delle medie. “E’ necessario uno sforzo energico per migliorare la capacità didattica del maggior numero possibile di cocenti- chiosa Andrea Gavosta, direttore della Fondazione Agnelli, a margine della ricerca-indagine sulla conoscenza e competenze didattiche degli insegnanti che operano nell’universo della scuola. Investire in innovazione didattica e formazione degli insegnanti italiani deve essere un obiettivo del piano italiano in vista di Next Generation Eu”. A pochi giorni, sul “Corriere della sera” di lunedì 22 febbraio 2021, il giornalista Gian Antonio Stella scrive: “Le competenze tecnologiche? I nostri prof. battuti dai colleghi vietnamiti”. Il rapporto sulla ricerca e lo sviluppo di Observa – Annuario Scienza Tecnologia e Societa 2021, a cura di Barbara Saracino e Giuseppe Pellegrini, contiene infatti una tabella sulla scuola che lascia diversi interrogativi. Sulla base dei dati Ocse del dossier “Talis 2018”, i docenti che dichiarano di aver imparto durante il loro percorso scolastico l’uso delle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione,(in inglese Ict) necessarie poi per insegnare a loro volta ai loro alunni come usare a scuola il computer e vari strumenti tecnologici, risultano dare risposte contraddittorie. Ed ecco che i professori italiani delle secondarie di primo grado( quelle che giustamente Ernesto Galli della Loggia vorrebbe chiamare come vengono da tutti  chiamati e cioè scuole medie) rispondono nel 52,5% dei casi che si, erano preparati già nel 2018, ultimo dato disponibile e precedente alla pandemia, per utilizzare tutte le opportunità offerte:Una percentuale inferiore alla media Ocse, quattro punti sopra, al 56%. Certo, quegli stessi nostri insegnanti alla domanda successiva e cioè se si sentono “preparati per l’uso delle Ict nell’insegnamento”, calano bruscamente al 35,6%. Consapevoli della propria insufficienza. I confronti più impietosi , però, in quel dossier in uscita per il Mulino, sono con i Paesi che sembrano aver puntato di più sul futuro… gli Emirati Arabi Uniti (86,5%), Singapore (88,2%) fino al Vietnam dove i professori spiccano su tutti con il 96,6%. Bum!…

Si fanno indagini sulla validità della sola didattica ( seppur carente), degli insegnanti italiani, nelle diverse ricerche , che è parte dei requisiti professionali dell’ insegnante, e si completa con  le qualità umane  indispensabili per insegnare nella scuola. Secondo il prof. Umberto Galimberti,filosofo e sociologo, “la scuola non dovrebbe avere solo l’istruzione come scopo. La mente non si apre se non si apre il cuore. Quanti di noi hanno studiato tantissimo alcune discipline grazie al fatto che avevano insegnante affascinanti e quanti hanno studiato poco o niente perché detestavano alcuni altri professori? Perché  la scuola deve istruire o educare? Un quesito che da sempre si pone sulla scuola e gli insegnanti. Secondo il prof. Galimberti, “istruire significa trasmettere contenuti culturali per via intellettuale da una mente all’altra, dall’insegnante al discepolo: Educare significa usare la dimensione emotiva-sentimentale dei ragazzi, aiutandoli a passare dalla pulsione, all’emozione, la mente non si apre se prima non s’apre il cuore. Il prof Galimberti contesta il sistema di reclutamento dei docenti: i quali, a suo dire, non hanno svolto, nel loro percorso, studi di psicologia dell’età evolutiva. Hanno a che fare con persone di quell’età e non sanno nulla di psicologia? La scuola è schiava della tecnica : prima non educava, perché aveva professori che non avevano le caratteristiche di cui parlavo prima. Per educare bisogna avere a che fare con la soggettività degli studenti, che oggi messa fuori gioco. Se è vero che al posto dei temi si fa la comprensione del testo scritto, si è spostata la valutazione dalla soggettività alla prestazione. A questo punto anche la scuola è serva del modello tecnico. I ragazzi non contano più come soggetti ma solo nelle loro prestazioni. La realtà è che siamo passati di una scuola umanistica a un’educazione anglosassone, perdendo un’infinità di valori della prima. La scuola anglosassone è empirismo, pragmatismo, valutazione oggettiva”.

P.S. : Ho insegnato alcuni anni in una scuola elementare rurale, pluriclasse, nel Cilento, dove ho maturato esperienze educative in sintonia con le qualità e  i requisiti desiderati  dal sociologo prof. Galimberti: le due interfacce dell’istruire e dell’educare devono convivere nella persona dell’educatore. Gli consentono di attuare decisioni educative al meglio per l’alunno. Ho raccontato questa  mie esperienze didattiche vissute sul campo, in una rubrica settimanale “Io speriamo che me la cavo” sulle pagine del giornale di Varese, “La Prealpina”, dalla quale trasferisco il racconto di una esperienza maturativa , in questo “blog”.

Salvatore salvato dall’abbandono ( titolo della puntata sulla Prealpina).

Una causa collaterale al fenomeno dell’analfabetismo in Italia, è l’abbandono scolastico che può verificarsi nel corso della scuola elementare o  della scuola media. Sono gli studenti che si perdono per strada e quasi sempre, per gravi cause d’ordine economico-sociale; sofferenza delle famiglie per difficoltà economiche, utilizzo dei minori in lavori di aiuto alla famiglia, spesso al minore viene affidata la vigilanza di animali al pascolo; più raramente per incomprensioni gravi con l’insegnante .Mi venne assegnata la sede definitiva di maestro elementare di ruolo a Perdifumo, un piccolo e remoto paese di collina in provincia di Salerno, nel Cilento,dov4e mi ritrovai titolare di una pluriclasse di secondo ciclo (classi terza, quarta e quinta elementare che formava una sola classe in un una sola aula. L’edificio scolastico ( si fa per dire) era costituito da una “masseria” dismessa, i cui proprietari  erano contadini emigrati all’estero. Il sindaco del paese l’aveva affittata per ospitare la mia  pluriclasse, ubicata in quella conca ai piedi del paese, dove scorreva il fiume Testene. Tra gli alunni, tutti figli di contadini della contrada,  ce n’era uno, di nome Salvatore, che frequentava la quinta elementare. Nel corso dell’anno scolastico avevo notato che la sua frequenza a scuola era regolato dal  ritmo della stagione e particolarmente  dalla climatologia locale: quando il tempo era cattivo (pioveva o nevicava), Salvatore era presente alle lezioni; appena il tempo si metteva al bello,il banco di Salvatore diventava vuoto. Domandai ai suoi compagni se conoscevano la causa delle assenze del loro amico e subito mi risposero in coro: ” Professo’,quann’ chiov’ o nevec’ Salvatore viene’ a scola, quann’ u’ tiemp è bell’ tiene da badà e’ capr’” (Professore, quando piove o nevica Salvatore viene a scuola, quando il tempo è bello va a pascolare il suo greggio di capre”). Ora era tutto chiaro! Salvatore era uno studente-lavoratore già a undici anni, alle dipendenze di suo padre, un padrepadrone!  Una mattina di primavera inoltrata Salvatore si presentò in classe con la testa tosata a zero con chiazze di capelli residui un po’ dappertutto.  A guardarlo sembrava un ragazzo uscito da un lager nazista. Aveva subito una tosatura tipo “naziskin” , che lo faceva somigliare ad un”gallo cedrone”. I compagni di classe lo guardavano e ridacchiavano con tono di scherno: Salvatore abbassava gli occhi con vergogna sul volto. Gli chiesi quale parrucchiere lo avesse mai conciato in quel modo. E Salvatore abbassava lo sguardo fissando il pavimento e non rispondeva. I compagni morivano dalla voglia di parlare, allora diedi loro la parola. Mi  raccontarono e spiegarono che il giorno precedente, il padre di Salvatore aveva tosato le capre ed in ultimo aveva tosato anche il figlio con le stesse cesoie usate per le capre: era già primavera inoltrata, e così facendo, risparmiava sul parrucchiere.! Compresi il dramma famigliare e sociale del mio alunno e vidi per lui un futuro  grigio di miseria e di privazioni, di lavoro duro nei campi, di emarginazione. Mi sforzai con parole adeguate di fargli comprendere l’importanza di frequentare tutti i giorni la scuola per poter conseguire,a giugno, la maturità di quinta elementare, indispensabile per espletare un qualsiasi lavoro, anche se umile, nella nostra società. Convocai il padre, che non si presentò; gli chiesi allora, attraverso il diario del figlio, di concedere a Salvatore la possibilità di frequentare la scuola tutti i giorni, affinchè  potesse sostenere con esito positivo gli esami di quinta elementare. In caso contrario correva il rischio di essere bocciato e dover ripetere l’anno scolastico, che non avrebbe certamente ripetuto. Incoraggiai il mio alunno-lavoratore a proseguire gli studi dopo la quinta elementare per conseguire il diploma di licenza media,se voleva sperare in un futuro migliore. Gli ricordai che, in un tema aveva scritto che, quando sarebbe diventato più grandicello, aveva intenzione di emigrare nella Svizzera per cercare lavoro. Quale lavoro avrebbe potuto svolgere senza un minimo titolo di studio? Alle prove d’esame- licenza, Salvatore si presentò ben pettinato e vestito a festa .Mi guardava, come per dirmi: Ecco, sono venuto, come mi hai chiesto. Le sue prove d’esame furono scadenti, cionononstante ed in barba ai regolamenti  scolastici che imponevano il raggiungimento della sufficienza in tutte le materie, per essere approvato, lo promossi ugualmente, motivandolo opportunamente in una relazione allegata al registro di classe, dove dichiaravo che per l’alunno era più positiva la promozione sul piano umano, nonostante le prove d’esame insufficienti, per incoraggiarlo e dargli una prova concreta della mia umana solidarietà. Sapevo che una bocciatura avrebbe sortito solo l’effetto dell’abbandono della scuola per sempre. L’anno scolastico successivo  avevo ottenuto il trasferimento in una scuola di Legnano, dove avevo trasferito la mia residenza. Verso Natale, mi pervenne una lettera con calligrafia incerta e infantile: dal timbro postale lessi Perdifumo. L’aprii, era una lettera di Salvatore, che mi ringraziava per la promozione ricevuta e per farmi sapere che frequentava la prima classe della suola media in paese!Avevo preso una buona decisione promuovendolo sottobanco: avevo così rimesso in moto le aspirazioni e la volontà di Salvatore che si era attivato per ricercare presso la segreteria della direzione didattica il mio indirizzo, mi aveva scritto una lettera per dirmi grazie!

Avevo evitato un abbandono scolastico, e non solo!