Come le epidemie hanno cambiato la storia dell’uomo.


  di Orlando Abiuso.

 ( In edicola il nuovo libro “Epidemie e guerre” di Frediani e Breccia).

Prima del Covid-19, almeno altre 13 pandemie hanno infierito negli ultimi 300 anni. Tutte o quasi generate da zoonosi, il salto di specie fra gli animali,selvatici o d’allevamento e l’uomo, attraverso successive mutazioni genetiche del virus.

Polli, anatre, suini, topi, pulci, bovini, dromedari, zibetti e pipistrelli hanno fatto da conduttori, soprattutto in Asia, e in modo particolare in Cina, dove hanno sempre vissuto a stretto contatto con l’uomo.

Ma quando penetravano in un  piccolo villaggio della foresta, i virus o i batteri si estinguevano presto. Nelle città del Medioevo europeo, sporche e sovrappopolate,  diventarono invece potenti assassini. All’epoca dell’urbanizzazione di massa e delle globalizzazioni, con gli allevamenti intensivi alle porte della metropoli e i sempre  più vasti mercati di animali vivi dentro le megalopoli cinesi, hanno fatto stragi mondiali: 500 milioni o un miliardo di vittime in totale nel corso dei secoli, secondo calcoli approssimativi [ I dati delle vittime approssimative sono tratti da www.corriere.it dataroom-milena-gabanelli/dalla peste al Coronavirus].

Una eccellente ricostruzione storica delle epidemie che hanno sconvolto la storia umana, un minuzioso resoconto degli avvenimenti tragici che hanno cambiato il corso della storia, sono ricostruiti nel volume da poco edito da Newton Compton Editori, dal titolo “Epidemie e guerre che hanno cambiato la storia dalla peste di Atena alla grande influenza spagnola diffusasi sul finire della prima guerra mondiale “a cura di G. Breccia/A. Frediani, 2020, euro 9,90. 

Il volume analizza, anche attraverso le testimonianze dirette di chi li ha vissuti, sei momenti chiave della storia nell’arco di oltre due millenni, dalla Peste di Attena scoppiata alla fine della Guerra del Peloponneso all’epidemia di Spagnola diffusasi sul finire della prima guerra mondiale, evidenziando le dinamiche di causa ed effetto e le concatenazioni fra le due piaghe, che si sono alimentate reciprocamente, determinando l’evoluzione in termini sociali, economici, politici, militari delle società che hanno vissuto l’immane trauma. Nella presentazione i curatori scrivono: ”Ampio spazio si è voluto dare alle testimonianze sulle epidemie, che restituiscono il disorientamento della gente di fronte a eventi largamente incomprensibili, a catastrofe immani di fronte alle quali  gli strumenti abituali si dimostravano insufficienti, e di cui non si comprendeva la natura…Leggendo i resoconti dell’epoca, ci si rende conto di quanto familiari possono suonate alle orecchie di noi contemporanei le parole di chi ha vissuto una piaga che nel mondo attuale credevamo  ormai debellata, o perlomeno circoscritta a focolai locali.

Solo ora, dopo l’irruzione del Covid-19 nel nostro quotidiano, possiamo capire fino a che punto una pestilenza, per giunta sommata a un conflitto, potesse influire sulla psiche, sulle abitudini, sulle convinzioni e i comportamenti delle persone e delle comunità. Tanto più in epoche in cui l’impatto del morbo era ancora più devastante, in termini di mortalità, per via delle scarse cognizioni mediche e delle approssimative condizioni igieniche”.

In una intervista a uno degli autori, lo storico Gastone Brescia, sul giornale telematico www.l’Unione Sarda.it, sono state poste alcune domande che riportiamo.

-Quanto la epidemie hanno inciso sulla storia umana?:

-“Bisognerebbe rispondere caso per caso, e purtroppo per le epidemie di età antica e medioevali i dati quantitativi sono troppo imprecisi per poter giungere a conclusioni sicure. La mia impressione è che abbiano ostacolato e probabilmente rallentato lo sviluppo delle società coinvolte, ma non abbiano creato veri sconvolgimenti: per citare il caso più celebre, l’Europa occidentale, nonostante la Peste Nera del XIV secolo, rimasta endemica fino al XVIII secolo, conquistò il predominio sul mondo intero; né credo che la Spagnola, pur falcidiando decine di milioni di individui, abbia mutato la direzione presa dal XX secolo verso lo sviluppo tecnologico e la globalizzazione…”

-In quali casi le vicende umane sarebbero potute andare diversamente senza l’intervento delle malattie?

-“Certo, se i nativi americani nel Cinquecento non fossero stati sterminati dalle epidemie, è improbabile che poche centinaia di soldati spagnoli potessero conquistare un continente…Ma è il solo caso che mi viene in mente. Come dicevo prima, le altre grandi epidemie possono aver ostacolato, ma non stravolto il corso della storia”.

– La Spagnola del 1918 ha inciso sull’esito della Prima guerra mondiale e determinato il successivo dopoguerra?

-” Nell’estate del 1918 la Spagnola fece in tempo a colpire tutti gli eserciti schierati sul fronte occidentale, ma ebbe conseguenze più gravi per i tedeschi, la cui possibilità di ripianare le perdite era ormai limitata. L’ultima grande offensiva tedesca, iniziata in marzo, era comunque già fallita prima che  l’epidemia di influenza potesse far sentire i suoi effetti; solo la quinta fase, l’operazione Friedensturm, scattata il 15 luglio, venne seriamente danneggiata dalla Spagnola. Ma, ripeto, la possibilità di ottenere una vittoria decisiva sul fronte occidentale per l’impero tedesco era già svanita tra marzo e aprile. Per quello che riguarda il dopoguerra mi è più difficile rispondere. L’impressione è che la Spagnola sia stata rapidamente rimossa dalla memoria collettiva, sia tra gli sconfitti sia tra i vincitori del conflitto…come se avessero altri cui pensare”.

– Oggi invece  non facciamo che pensare al Coronavirus. Cosa abbiamo disimparato in questo secolo sostanzialmente privo di epidemie devastanti?

-” Abbiamo dimenticato che la natura  può essere terribile, sorprendete, e soprattutto -per qualche tempo almeno-più forte di noi. Abbiamo disimparato a morire. Questo può sembrare brutale, ma penso sia vero: viviamo ( o vivevamo, fino a ieri) in una situazione di assurda rimozione della morte, relegata a incidente nefasto o rara malattia inguaribile.  Invece  la morte fa parte della vita. La natura uccide, perché la morte è nella natura. Possiamo limitarla, possiamo trovare rimedi a molte cause di morte, ma non a tutte. E’ banale dirlo, lo so, ma sembrava ce ne fossimo un po’ dimenticati”.