
di Orlando Abiuso.
Nelle cosiddette “pieghe della città diffusa” esistenti nei territori confinanti le provincie di Milano e Varese, sopravvivono ancora meravigliosi lembi di natura incontaminata, Parchi locali di interesse sovra comunale. Tra questi c’è il Parco Alto Milanese, che ha avuto riconoscimento dalla Giunta della Regione Lombardia nel 1987, su proposta dei tre comuni interessati: Legnano, Busto Arsizio e Castellanza.
L’area destinata a parco ( una delle poche protette della Lombardia ad alto valore faunistico e naturale) si estende su 360 ettari circa, dei quali 178 nel comune di Legnano, 126 nel comune di Busto Arsizio e 53 ettari in quello di Castellanza e comprendono una vasta area a vocazione prevalentemente agricola, attraversata da strade secondarie, utilizzate soprattutto per le attività agricole e per il collegamento fra i tre nuclei abitativi.
Vi sono poi numerosi sentieri e piste ciclabili che rigano il territorio di numerosi viottoli di percorrenza, luoghi fruibili per attività ludiche, sportive di svago ed eventi, tutti in un’area che si sviluppa per circa 10 ettari dall’ingresso principale in via Azimonti nel territorio di Castellanza, collegato con l’ingresso del territorio di Legnano. Molto frequentata è l’area giochi per bambini e una serie di barbecue, tavoli e panchine, dove fare picnic, immersi nel verde della natura. E’ possibile fare anche attività fisica utilizzando” percorsi vita” realizzati dal Parco( in particolare il percorso Pojeco, adatto anche a persone in difficoltà motorie e visive). E non poteva mancare un punto-ristoro, La Baitina, attrezzata a bar-ristorante.
All’interno del Parco c’erano i “roccoli”, tipiche architetture venatorie, dei quali se ne è conservato in buono stato ancora uno che è meta di visite da parte dei frequentatori dell’area verde. L’impianto fondamentale del “roccolo” consisteva in una costruzione (ancora visibile nella sua localizzazione a forma di torretta) mascherata da piante rampicanti ed arbusti, che dominavano uno spiazzo cinto da un filare a ferro di cavallo. Il tondo presenta alberi distanziati qualche metro l’uno dall’altro da un alternanza di carpini e di farnie .All’interno della torretta si posizionavano i cacciatori e soprattutto chi praticava l’uccellagione, per catturare con le reti gli uccelli: in prevalenza fringuelli, peppole, verdoni,frosoni, cardellini, lucarini, verzellini,zigoli, passere mattugie, passere scapolate, tordi, merli, cesene, ed altri uccelli di ramo.
L’avifauna degli ambienti rurali del Parco è rappresentata inoltre da quaglie e allodole, ma non mancano le civette e le rondini; i campi coltivati sono anche meta di molti micro mammiferi come le talpe, il riccio e il toporagno, oltre naturalmente ai topi di campagna. Purtroppo, però, a seguito delle grandi trasformazioni della maggior parte del territorio pianeggiante, gli animali che rimangono oggi nel bosco del Parco sono molto pochi rispetto alle presenze che si potevano osservare anche solo qualche decennio fa. Fino alla metà dell’Ottocento in questi boschi, come negli altri che circondano Legnano e Busto,erano ancora presenti lupi e volpi (nel Parco sono state rintracciate infatti grosse tane di probabile appartenenza a volpi), e ad altri carnivori minori. Permangono ancora i conigli selvatici, gli scoiattoli, qualche ghiro, gheppi, fagiani, colombacci.
Conosco il parco Altomilanese,ma dopo avera letto la bella ricostruzione, descritta con sapienza come pochi sanno fare, mi viene voglia di tornarci più spesso per apprezzare quanto descritto dal Giornalista Orlando Abiuso.