TEMPI DI PANDEMIA. Quale futuro per un’Italia con pochi bambini?


  di Orlando Abiuso.

In cinque anni  la popolazione italiana è calata di oltre mezzo milione di persone. Secondo i calcoli dell’Istat ( con più esattezza),  la popolazione residente in Italia negli ultimi cinque anni è diminuita di 551 mila residenti. Dal 2018 al 2019 gli iscritti all’anagrafe nei comuni del nostro paese, sono scesi di quasi 189 mila individui.

Ma il dato che preoccupa di più, reso noto dal nostro istituto di statistica, è il record storico di culle vuote: appena 420.170 i bimbi nati nel 2019, il 4,5 % in meno rispetto al 2018, che già era l’ultimo record negativo di natalità  dai tempi  dell’unità d’Italia.

I bimbi nati in Italia da genitori stranieri nel 2019 sono stati 62.944  pari al 15% del totale delle nascite registrate nel nostro paese, un dato che provoca  un calo di 2.500 neonati stranieri, rispetto al 2018.

A determinare il crollo della popolazione italiana non solo le culle vuote, ci sono anche le fughe degli italiani all’estero e gli immigrati che arrivano sempre meno in Italia e mettono al mondo sempre meno figli. In ultimo al calo della popolazione da un contributo l’aumento dei decessi.

Una società che fa pochi figli, è una società che non ha fiducia nel futuro. Il fenomeno della denatalità è complesso e comporta ripercussioni sociali ed economiche di rilievo: dal saldo negativo tra i nati e i morti che caratterizza l’invecchiamento di una popolazione e la sua caduta d’intensità per territorio; alla carenza di alunni nelle scuole( dagli asili nido all’Università) e di conseguenza alla contrazione dei posti di lavoro degli insegnanti. Dalla crisi del mercato baby (giocattoli, pannolini, ed accessori vari), alla disoccupazione dei nonni anziani, notoriamente impegnati con i nipotini ai giardinetti pubblici.

Le culle rimangono vuote anche a seguito della “convivenza”, in vertiginosa crescita nel costume delle unioni di coppia dei giovani, che rinviano la procreazione dei bimbi, per avanzare nella carriera personale del lavoro, coinvolgendo in questa scelta anche le donne, a danno di una precarietà nel rapporto di coppia che non s’investe, come da  secolare costume, nella realizzazione di un progetto di famiglia con figli, che diventerebbero ostacolo alla realizzazione delle personali aspirazioni . Che si  scontrano con le assunzioni di responsabilità, spese, sacrifici e tempo per accudire i figli.

Quale futuro per un’Italia con sempre più culle vuote?