Dopo la pandemia del Coronavirus,dopo il Loockdown, è urgente potenziare i servizi di salute mentale


  di Orlando Abiuso.

Sul supplemento settimanale “Corriere Salute” del Corriere della sera del 18 giugno 2020, il prof. Claudio Mencacci, medico psichiatra Direttore Dipartimento Neuroscienze e Salute mentale  e Dipendenze dell’ASST Fatebenefratelli, Sacco diMilano, lancia un appello urgente per potenziare i Servizi di Salute mentale, dopo il loockdown e la pandemia Covid-19 , che hanno lasciato “lunghe ombre nella popolazione, con un aumento del rischio di ammalare di depressione, causata da tre ordini di fattori”.

Il primo è legato agli effetti psicologici dovuti alla pandemia e alle  misure attivate per contenerla: da una parte la paura dì del contagio e della morte, dall’altro gli effetti dell’isolamento sociale  o il cambiamento delle condizioni di vita imposto dal Loockdown.

Il secondo-continua lo psichiatra  Mencacci- è legato alle malattie di molte persone, soprattutto in Lombardia, hanno incontrato e spesso alla morte di loro cari, parenti stretti e anici, la cui onda  lunga si farà probabilmente sentire nei mesi e negli anni successivi…infine l’impatto della crisi economica che dovremo affrontare, con la caduta del Pil determinerà impoverimento della popolazione e aumento del numero dei disoccupati.

Conclude lo psichiatra Mencacci: “La tempesta perfetta (crisi sanitaria, emotiva ed economica) va contrastato anche con un potenziamento dei servizi di salute mentale e campagna di prevenzione e di “screening” nella popolazione a rischio (donne, giovani, anziani) per rilevare i rischi e promuovere la riselienza.

Il rischio di ammalare di depressione, dopo il coronavirus e il loockedown a Milano, è preesistente agli ultimi luttuosi eventi. In una intervista di qualche tempo fa, lo scrittore e filosofo napoletano, Luciano De Crescenzo, affermava: “Vivendo nella metropoli lombarda ci si può ammalare di una malattia strana, causata dalla poca comunicazione fra le persone, degli scadenti rapporti interpersonali intrattenuti al solo scopo di lavoro e la qualità della vita si abbassa sempre più nella graduatoria della vivibilità delle città italiane.

Quando non si è costretti anche a ricorrere alle cure di un medico-terapeuta (psicologo, psicanalista, medico somatista) per fronteggiare il malessere che si è stabilito nel corpo e nella psiche e si diventa pazienti in cura.

A Milano, nessuno ti dà retta: persone gentili, ma ciascuno si fa gli affari propri”. Luciano De Crescenzo così parlò della città di Milano, dove visse per alcuni anni come ingegnere e informatico, presso una azienda milanese. Nel capoluogo lombardo si sentiva “ frastornato” , e decise di trasferirsi a Roma, per recuperare i tempi e le dimensioni più umane della vita che si conduce nel sud.

Nella già citata intervista sintetizza le qualità e gli stili di vita delle tre grandi metropoli italiane nelle  quali ha vissuto. “Quando stavo a Napoli, mi accorsi che tutti s’interessavano di tutti, qualsiasi cosa uno facesse, il giorno dopo lo sapevano tutti. Conclusi quindi che a Napoli non c’era la “privacy”.

Poi fui trasferito dalla IBM a Milano, lì tutti gentili, ma nessuno si interessava di me. C’era quindi il massimo dell’uso della “privacy”. Faccio un esempio: purtroppo a Milano morì  il mio vicino di casa, però morì durante un veek end ed io non lo venni a sapere,  nessuno me lo disse.

Fosse accaduto a Napoli il portiere, sapendo della mia assenza, mi avrebbe atteso apposta il lunedì mattina e non appena io fossi entrato, mi avrebbe guardato con una faccia disperata ed io avrei chiesto:”Don Salvatò, ma è successo qualcosa?. E lui, sempre con la faccia disperata mi avrebbe risposto: “Che cosa siamo su questa terra!. Ma è morto qualcuno? E lui sempre con la faccia disperata. “si “. Poi, così al secondo piano e così via, fino al mio  quinto piano. Ecco, questa è Napoli. Ecco che dopo aver vissuto la mancanza di “privacy” di Napoli, la troppa“privacy” di Milano, ho scelto la media privacy” di Roma.