La Battaglia di Legnano


  di Orlando Abiuso.

Il Palio di Legnano non si farà quest’anno, fermato ai box dal coronavirus. Il ricordo  storico della famosa battaglia di Legnano è sempre vivo e attuale: nella quarta strofa dell’inno nazionale italiano, firmato da Goffredo Mameli e da Michele Novara, si canta ancora oggi “ Dall’Alpi a Sicilia, Ovunque è Legnano”, come simbolo eterno di libertà, di vittoria contro l’oppressore. La battaglia svoltasi nel territorio di Legnano nel 1176, è quella in cui la Lega Lombarda,  al comando di Alberto da Giussano, sconfisse Federico I di Svevia, il Barbarossa.

Tra gli episodi di Storia rimasti vivamente impressi nella mia memoria di alunno di scuola elementare, c’è stato quello della battaglia di Legnano: con il Carroccio tirato dai buoi, la campanella chiamata La martinella che squillava a rintocchi lamentosi come  in un funerale, poi la Compagnia della morte”, che immaginavo formata da tanti cavalieri silenziosi e vestiti di nero i quali, ad un segnale convenuto, si sarebbero gettati al galoppo sul nemico tedesco, già decisi in cuor loro a morire in combattimento.

E poi il nemico, l’imperatore tedesco, Federico Barbarossa, immaginato come il “Mangiafuoco”  raffigurato nel libro “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi, un tiranno malvagio e sanguinario. Prima che avvenisse lo scontro di Legnano, la Lega Lombarda s‘era costituita e riunita a Pontida, nella aula capitolare  del monastero, e tutti insieme giurarono di affrontare l’imperatore tedesco invasore, in battaglia.

 

Così scrive Giovanni Berchet nella sua poesia

“Il giuramento di Pontida”:

L’han giurato.

Li ho visti in Pontida

convenuti dal monte e dal piano.

L’han giurato, e si strinser la mano

Cittadini di venti città”.

Quando nello scontro armato, l’imperatore, sbalzato da cavallo ferito, cadeva a terra in mezzo al campo di battaglia e la Compagnia della morte si avventava su di lui e sul suo esercito in fuga precipitosa, provavo una grande gioia e sollievo, e vedevo con l’immaginazione l’imperatore che, vistosi perduto, si liberava frettolosamente della armi e corazza , che avrebbero permesso di riconoscerlo, e si nascondeva sotto un cumulo di cadaveri e di feriti agonizzanti di soldati,e ogni tanto spiava per vedere se la battaglia fosse finita e potesse fuggire.

Venuto da adulto a Legnano a fare il maestro elementare, ho approfondito con i miei alunni le ricerche storiche sulla battaglia ed abbiamo appreso il seguito della vicenda del Barbarossa, dopo la sconfitta subita a Mazzafame di Legnano.       

Verso sera di quel 29 maggio 1176, quando si concluse la battaglia, i Lombardi, dopo aver cercato a lungo tra i cadaveri disseminati sul campo di battaglia,  quello dell’imperatore Barbarossa, che non trovarono,  abbandonarono la   ricerca e insieme al Carroccio e con tutto l’esercito della Lega Lombarda si allontanarono dal luogo della battaglia in festosa processione, con le torce accese, in marcia verso Milano.

Federico, con la sua testa fulva, sbucò fuori dal mucchio di cadaveri e scappò verso i boschi del Ticino, che si trovano nei dintorni. Vi si aggirerà per tre giorni e tre notti, poi finalmente riesce a raggiungere , lacero, pesto, affamato la città di Pavia, mettendosi in salvo.

La battaglia di Legnano non è stata una delle tante battaglie che si combatterono in quegli anni: è stata assai di più. La prova del nove che , unendosi in un lega tra comuni, si poteva lottare e vincere l’oppressore straniero. E’ stata una battaglia per la libertà, che si è conclusa con la vittoria.

Nella successiva pace di Costanza del 1183, l’imperatore riconoscerà ai comuni il diritto di eleggere i magistrati, di fare leggi, di avere milizie armate in cambio di un  riconoscimento ufficiale della sovranità imperiale

I primi passi verso le autonomie comunali.

Il comico Roberto Benigni, nella nota trasmissione televisiva sui 150 anni dell’Unità d’Italia ha ribadito la verità storica: Legnano è un simbolo di libertà della patria, ovunque è Legnano!