
di Orlando Abiuso.
Quasi tutti gli esseri umani, nel momento di un grave pericolo incombente o comunque di estremo bisogno, invocano sempre la stessa persona:” Mamma mia! Mamma aiutami tu! Mamma mia , che paura”. Altri sospirano : ”Madonna mia! Oh, Madonna aiutami!” che è poi sempre la mamma, celeste, evidentemente. A Napoli, con più visceralità, esclamano: ” Oh, mamma mia bella ! Madonna du Carmine, aiutami tù”. Se volete offendere un bambino profondamente, e provocare vibranti reazioni, provate a parlare male della sua mamma!
E le canzoni e le poesie dedicate alla mamma? Chi non conosce “ Son tutte belle le mamme del mondo”, o la intramontabile “Mamma” cantata da Beniamino Gigli, fino alla recente “ Portami a ballare”(mamma), di Luca Barbarossa? C’è poi la delicatissima poesia di Edmondo De Amicis, che s’imparava una volta alle scuole elementari, dedicata alla mamma :“ …mia madre ha sessant’anni e più la guardo e più mi sembra bella!”
Perché questo attaccamento alla mamma?
Freud ce ne ha fornito la spiegazione nella “Introduzione alla psicoanalisi”, scrivendo: “Già da piccolo, il figlio comincia a sviluppare un’affettuosità particolare per la madre, che considera come propria, e ad avvertire nel padre un rivale che gli contrasta questo possesso esclusivo”. E’ chiaro tutto ? La mamma è la sola persona che è in grado di rassicurare e rasserenare un bambino in preda al panico per averla smarrita; quando è malato, quando si fa la “bua”, quando è incompreso dagli altri.
Gli antichi Romani, che hanno civilizzato il mondo antico codificando i diretti e i doveri degli esseri umani e delle loro proprietà, hanno scritto: ”Mater semper certa est, pater incertus” (La madre è sempre certa, il padre,incerto.) Grande rispetto essi avevano per la madre (matrona), e viceversa la madre per i figli. Si narra che il giovane patrizio romano Coriolano, passato al nemico contro la sua città di Roma, la cinse d’assedio per espugnarla. “I senatori mandarono ambascerie su ambascerie per farlo desistere. Non ci fu verso. Solo quando egli vide venirsi incontro, supplicanti, la madre e la moglie, comandò il “dietro front”ai suoi”. (Così scrive Indro Montanelli nella sua storia di Roma).
E Cornelia, madre dei fratelli Gracchi, era orgogliosa dei suoi gemelli: alla matrona romana sua amica, che ostentava i gioielli per valorizzare il suo corpo e la sua posizione sociale, mostrò orgogliosa i suoi due pargoli, dicendo:” Questi sono i miei gioielli”. Nel Vecchio Testamento viene narrato di re Salomone che doveva assegnare un bambino a una delle due donne che si dichiaravano di essere la sua madre. Conoscendo il profondo legame che unisce una donna al suo bambino che ha partorito, sentenzia con astuzia, di far dividere in due parti il bambino con la spada, con l’intenzione di darne metà a ciascuna donna. Come aveva previsto, la madre vera, per non vedere squartato il suo bambino, acconsentì che fosse dato tutto intero all’altra donna. Salomone fu in grado così di stabilire chi fosse la vera madre , e a lei restituì l’amato figlioletto.
Di mamma ce ne è una sola!