
La rivalutazione della figura dell’insegnante nei tempi del Coronavirus di Orlando Abiuso.
La pandemia del Covid-19 che ha colpito il mondo intero e L’Italia in particolare, ha determinato da parte del governo l’emissione di provvedimenti legislativi restrittivi per la popolazione che è stata confinata e costretta a rimanere chiusa in casa( lockdowen) per un lungo periodo, allo scopo di controllare l’espansione del virus infettivo, che ha provocato numerose vittime tra i contagiati.
Tutte le scuole sul territorio nazionale sono state chiuse, gli alunni e gli insegnanti relegati obbligatoriamente a restare chiusi in casa.
Si è posta l’esigenza di mettere in campo una “didattica a distanza” nelle scuole, attraverso collegamenti informatici e telematici video (Skipe, WhotsApp, videoconferenze, ecc) tra gli alunni a casa e gli insegnanti insediati davanti ai propri computer, connessioni Wi-Fi, tablet, notebook per colmare il vuoto che si era creato, con le scuole chiuse, nell’insegnamento didattico .
Se l’insegnare fosse una “mansione” come le altre attività lavorative, tenute in vita con il telelavoro da casa ( smartworking), non sarebbero emerse enormi difficoltà didattiche, critiche, lamentele, delusioni da ogni parte; né sarebbe emersa una rivalutazione del ruolo dell’insegnante ( maestro /maestra) e della sua presenza diretta nelle attività educative. Una rivalutazione che riporta la professione docente al centro della formazione scolastica e umana degli alunni. Che parallelamente richiama la necessità di aggiornare il trattamento economico, retributivo di una classe sociale umiliata e malpagata da anni in Italia.
Molti gli interventi a favore della scuola diretta e delle figure professionali che la animano: i maestri, le maestre, le aule scolastiche, i compagni di classe, la socializzazione in aula scolastica.
Scrive il giornalista del Corriere della sera Antonio Polito, nella sua rubrica “Taccuino del Virus” di domenica 19 aprile u.s.,dal titolo “Un alunno in casa: così noi genitori capiamo la grandezza dei docenti”. –“Così come della mamma, anche dell’importanza della scuola ci accorgiamo solo quando non c’è più. Voi direte: ma la scuola c’è, funziona, e l’abnegazione di tanti insegnanti e l’impegno di tanti studenti in condizioni così difficili sono encomiabili. Ed è vero. Ma, diciamoci la verità: almeno per il ciclo delle elementari la didattica a distanza è più che altro un gigantesco esperimento di “home-scooling”, e cioè di educazione parentale in casa…..Per noi si risolve molto spesso in un fallimento, e ci accorgiamo all’improvviso che fare gli insegnanti è un mestiere difficilissimo: ma come diavolo riescono a tenere tanti bambini occupati e attenti per così tanto tempo quando noi non ci riusciamo nemmeno con uno per un’ora e nel frattempo gli spiegano pure il ciclo dell’acqua e le frazioni? Ma poi,…..è il crollo della disciplina, della capacità di attenzione, degli “skills sociali”, la rapida regressione dei nostri figli, a convincerci definitivamente che gli insegnanti sono dei geni, la scuola è una grande invenzione, e noi non possiamo vivere senza”.
Poi c’è la lettera, partita da Firenze, dei genitori e insegnanti alla ministra Azzolina, che sta raccogliendo adesioni in tutt’Italia: “Cara ministra Azzolina, l’insegnamento a distanza non può sostituire la scuola”. “Siamo un gruppo di genitori , con figli di varie età, scolare e prescolare, e di insegnanti, educatori ed operatori della scuola……che hanno deciso di interpellarla direttamente. La scuola è stata la prima a chiudere per il Convid-19. Noi genitori e insegnanti siamo costretti a fare affidamento a voci che prevedono non solo la riapertura della scuola unicamente a partire da settembre, ma addirittura una riapertura esclusivamente o “parzialmente a distanza”. A oggi riteniamo che un mese e mezzo di chiusura della scuola abbia chiaramente dimostrato :
-“impreparazione digitale” di docenti e alunni,……nonché dismogenea distribuzione tra la popolazione dei dispositivi necessari;
-“inadeguatezza dell’insegnamento a distanza;
-che ci sono gravi e incontestabili conseguenze prodotte dal venir meno della scuola come luogo materiale di rapporti umani, tra coetanei e adulti e ragazzi;
-“la didattica a distanza” non può sostituire la scuola e non è idonea in assenza di un sostegno adeguato da parte di un adulto almeno per la fascia di età dei bambini più piccoli e per i bambini con difficoltà di apprendimento………
In conclusione, ci rivolgiamo a Lei, ministro Azzolina, affinchè si lavori da subito per costruire un piano per la riapertura di asili e scuole che siano adeguate ai bisogni dei bambini e degli adolescenti, che sono tra i soggetti più fragili…in questa emergenza sanitaria, e a sostegno della famiglie e dei genitori”.
In coda, registriamo anche un appello agli insegnanti, tratto dalla rivista “IO DONNA” n. 16, del 18 aprile 2020, che pubblica un servizio fotografico sulla didattica a distanza,dal titolo: “ Ci manca tanto la maestra” con un’appello della insegnante di Francese Romana Petri, scrittrice di libri : “gli insegnanti devono far tesoro di questa esperienza della pandemia e riflettere: è il momento di fare un passo indietro per farne uno in avanti:,verso i ragazzi. Avranno imparato un atteggiamento più ecumenico? L’umanità è più importante del rendimento scolastico e di finire il programma”.