
di Orlando Abiuso – 4 puntata
Dopo lo stadio dello scarabocchio e dell’omino, che si realizza solitamente verso i tre anni e mezzo-quattro, il bambino dà l’avvio a numerosi tentativi di ricerca, di rappresentazione di sé, della propria immagine, verso la ”figura umana” nella sua completezza. Nel tentativo di rappresentarla simbolicamente, può utilizzare per ora solo le elementari linee e forme acquisite nel precedente stadio dello scarabocchio: con questi pochi elementi il piccolo disegnatore riproduce “ l’immagine che ha a quell’età del proprio corpo e di cui il disegno è la proiezione” scrive la pedagogista dell’età evolutiva Anna Oliverio Ferraris, nel suo libro “Il significato del disegno infantile” ed. Boringhieri. “ Della figura umana, che ha colpito maggiormente l’attenzione del bambino, traccia pochi elementi schematici: un cerchio è la testa da cui si dipartono dei raggi che sono le braccia e le gambe. Ben presto, però, all’interno del cerchio compaiono due grandi occhi , perché gli occhi affascinano il bambino: nulla lo attira tanto quanto il viso umano e gli occhi ne sono la parte più mobile, quella che prima di ogni altra cosa attrae il neonato (quando guarda e fissa il volto della madre). Successivamente compaiono nel cerchio anche la bocca e il naso, e il volto umano resta per lungo tempo la parte più valutata dell’omino”.
L’età tra i quattro e i cinque anni costituisce il periodo d’oro in cui il bambino ama di più disegnare, ma lo fa non copiando la realtà,ma sottolineando quello che più gli interessa e che va scoprendo: si delinea il primo abbozzo di tronco e spesso ci mette l’ombelico, che attrae i bambini perché è un dettaglio buffo proprio al centro del corpo, e alcuni di loro pensano che di lì nascono i bambini.
A cinque anni l’omino si è alquanto evoluto: ora il tronco è ben differenziato dalla testa e gli arti inferiori e le braccia sono giustamente collocati. La testa è arricchita delle orecchie, disegnate spesso enormi e caricaturali secondo il gusto infantile delle nuove scoperte. Lo studio degli occhi è più preciso, e al centro del globo oculare compare la pupilla, che rimane anche nelle figure disegnate di profilo, come accade nei disegni di popoli antichi, in particolare nei geroglifici egiziani.
A sei anni la coscienza di sé e del proprio corpo è più ricca, ed il bambino realizza, disegnando, un concetto mentale più completo del suo corpo, apportando all’omino aggiunte di parti morfologiche prima trascurate, e precisandone meglio altre. La testa infatti non è più legata direttamente al tronco, m è appoggiata sul collo, e le mani si differenziano dal resto delle braccia. Il tronco si sviluppa in giusta proporzioni rispetto alla altre parti del corpo. Ecco che compaiono gli abiti e una nuova ricchezza di particolari. Appare evidente che l’omino cresce con il crescere del bambino, e che c’è relazione tra lo sviluppo psicofisico del bambino e l’evoluzione della figura umana. Relazione che permette all’osservatore attento un controllo costante e prezioso dell’andamento dei progressi o degli eventuali blocchi nella maturazione intellettiva del bambino. La messa a punto della figura umana in una visione organica e completa, disegnata con tutti i dettagli delle parti del corpo e dell’abbigliamento, occuperà per alcuni anni ancora il fanciullo, e si esaurirà solo con il raggiungimento della piena maturità intellettiva e visiva.