
In occasione della Giornata internazionale delle donna, dedichiamo una mimosa anche alla donna primitiva,
alla quale l’antropologo e etologo Desmond Morris ha dedicato il saggio “l’animale donna”, Mondadori (la complessità della forma femminile).
Scrive l’etologo (autore anche della “Scimmia nuda”,Mondadori ): “ La femmina umana ha subito mutamenti radicali nel corso dell’evoluzione, assai più del maschio. Si è lasciata alle spalle molte delle qualità femminili degli altri primati e, nelle sue vesti di donna moderna, è diventata un “unicum” di un genere straordinario.
Ogni donna ha un bel corpo, bello perché è il brillante risultato di milioni di anni di evoluzione. E’ ricco di stupefacenti adattamenti e impercettibili perfezionamenti che la rendono il più rimarcabile tra gli organismi del pianeta.
Nonostante ciò, in momenti e luoghi diversi, le società umane hanno cercato di imporsi sulla natura, modificando e adornando il corpo femminile in migliaia di modi diversi. Alcune di queste elaborazioni culturali erano gradevoli, altre dolorose, ma tutte tendevano a rendere la femmina umana ancora più bella”.
Continua lo zoologo nell’introduzione al libro: “Nonostante le conquiste della ribellione femminista in Occidente, vi sono ancora milioni di donne in altre parti del mondo, considerate “proprietà” dei maschi e membri inferiori della società. Per loro il movimento femminista non è mai esistito. Per me, in quanto zoologo e studioso dell’evoluzione umana , questa tendenza verso la dominazione maschile significa semplicemente deviare dalla strada lungo la quale l’Homo sapiens si è evoluto nel corso di milioni di anni. Il nostro successo in quanto specie fu dovuto alla divisione dei compiti tra maschi e femmine, dove i maschi si sono specializzati nella caccia. Quando si vive in piccole tribù, questo significa che, mentre i maschi sono via a cacciare, le femmine rimangono al centro della vita sociale a raccogliere e preparare il cibo, allevare i piccoli, a occuparsi dell’organizzazione generale del villaggio.
Gli uomini diventarono più ricchi di immaginazione, a volte perversi. Le donne più sensibili e generose. Si completavano l’un l’altra, e quel completamento si rivelò un successo”.
Lo zoologo si sofferma ad esaminare tutte le parti del corpo femminile, e a proposito della “lingua”femminile scrive:
“Senza la lingua le donne non potrebbero parlare e sarebbero private di una delle loro supreme qualità: l’abilità di comunicare verbalmente meglio di qualsiasi altro animale, meglio persino del maschio umano. Studi sul cervello hanno confermato ciò che molti hanno sempre sospettato, e cioè che le donne sono, per natura, più fluenti nel parlare degli uomini. Quando si trovano davanti a un compito verbale, per esempio registrare una domanda, nelle donne si attiva una parte assai maggiore del cervello che negli uomini. D’altra parte, le donne primitive erano gli organizzatori e i comunicatori della vita tribale (mentre gli uomini , alla periferia, continuavano a cacciare le loro prede con a malapena qualche grugnito per rompere il silenzio) e le donne di oggi hanno ereditata questa qualità, a loro grande vantaggio”.