Mansione o missione l’insegnamento nella scuola? Sintesi del dibattito aperto condotto dal maestro Orlando Abiuso.


L’insegnamento nella scuola: missione o mansione ?

(dalla riforma dei programmi del 1955 a quelle dei giorni nostri)

Confronto tra fa pedagogia “appresa sul campo” e quella “appresa dai libri di testo.


Prima di entrare nel merito dell’interrogativo del titolo, è necessaria una premessa-domanda: è ancora possibile, attuale,(nella cultura di massa che predomina oggi nella società del XXI secolo), parlare di “missione dell’insegnamento” nelle scuole italiane,di “ valori formativi, educativi,sociali, etici”;impegnarsi a stabilire con gli alunni un rapporto come persona (e non come un vaso da riempire di solo nozioni scolastiche), che permetta di valutare l’educazione-formazione di un individuo, non solo nel profitto scolastico, ma nella completa crescita evolutiva umana, di formazione integrale della personalità?

Osservando attentamente i valori veicolati nell’attuale società del terzo millennio,si evidenziano segni e segnali diversi, ma convergenti, che preconizzano in “ricorso storico” di regressione nelle barbarie, con i valori tradizionali acquisiti nel percorso di secoli passati con le regole di vita conquistate in anni di evoluzione civile,umana,che stanno subendo distorsioni vistose divenendo“disvalori”,espressioni di un lento imbarbarimento.

A tal proposito va citato il filosofo napoletano   Giambattista Vico, che, nella sua opera “Scienza Nuova” avverte che: “Gli uomini prima sentono il necessario dipoi badano all’utile; appresso avvertiscono il comodo, quindi si dissolvono nel lusso, e finalmente impazzano in “istrapazzar” di sostanze.

A questa dissoluzione delle nazioni- continua il Vico- pone rimedio l’intervento della Provvidenza che talora non può impedire la regressione nelle barbarie, da cui si rigenererà un nuovo corso storico che ripercorrerà, a livello superiore, poiché dell’epoca passata è rimasta una sia pur minima eredità, la strada precedente”.

Sono i cosidetti “corsi e ricorsi storici”, i cicli di avanzamento della società nel progresso dei valori umani acquisiti, seguiti da cicli di regressione della stessa civiltà umana.

“Missione o mansione dunque il ruolo del maestro elementare nella scuola?

Si è discusso molto e si discute ancora sul ruolo sociale dell’insegnante nella scuola dell’obbligo, in particolare, se cioè il suo lavoro a contatto con i ragazzi rivesta una colorazione ”missionaria” per la società o al contrario svolga una “mansione” al pari di altri impiegati dello Stato.

Certamente è un lavoro particolare insegnare quattro-cinque ore al giorno ai ragazzi, entrare in rapporto con essi, non limitandosi al semplice ruolo di ripetitore di nozioni, ma ponendosi come formatore di persone in crescita, alle quali trasmettere anche valori sociali e comportamenti adeguati alla sua figura di educatore.

Perché si sa, l’insegnante viene inconsciamente accostato dall’allievo alla figura paterna, e ne diventa figura sostitutiva, di riferimento, considerate le condizioni di fragilità psicologica vissuta in quel periodo di disorientamento che caratterizza l’età puberale dell’alunno.

Talvolta il preadolescente predilige come “pattern” di modellamento l’insegnante, più disponibile (rispetto ad un padre severo, indaffarato), più aperto al mondo e ai problemi giovanili.

L’efficacia della funzione docente non può esaurirsi nella trasmissione, quantunque supportata da una buona didattica e metodologia,delle nozioni o materie stabilite dai programmi ministeriali inerenti alla classe o al corso di studio. I messaggi occulti della personalità e dei valori prodotti dall’insegnante si mescolano nel suo modo di rapportarsi con gli alunni, nelle scelte del programma da svolgere secondo un percorso piuttosto che seguendo un altro, di approfondimento di un autore, di un poeta piuttosto che di altri.

Nel tempo di convivenza nella stessa classe gli alunni decriptano la personalità dell’insegnante e possono spontaneamente adeguarvisi o snobbarla: una forte personalità dell’insegnante s’impone decisamente, risucchiandosi tutta la classe.

Nel film “L’attimo fuggente” di P. Weir, interpretato simpaticamente da Robin Williams, si coglie a tutto tondo l’intensità del rapporto educativo fra docente e allievi, l’invito al rifiuto del conformismo voluto dall’agenzia scolastica, e l’incitamento a ricercare l’autonomia, la propria identità, per realizzarla ed affermarla nel corso della propria esistenza.

Nei primi anni del mio insegnamento, quando ancora si programmava trimestralmente sul registro dell’insegnante, manifestai,in una breve premessa alla stesura del programma, la mia fresca e giovanile convinzione di voler svolgere “la mia missione” di insegnante con impegno ed onestà.

Quando il direttore didattico mi restituì il registro che aveva supervisionato, trovai corretta in rosso,la parola “missione”, con quella di “mansione”.Incassai male la correzione dei termini,ma mi adeguai riproponendomi per il futuro di non usare più la parola missione.

Qualche anno dopo, trasferito ad altra scuola, mi ritrovai a dover programmare il trimestre sul registro: questa volta scrissi di impegnarmi a svolgere la “mansione” di insegnante con impegno. Quando il nuovo direttore mi restituì il registro personale che aveva supervisionato, trovai corretto in rosso la parola “mansione” e, riscritta in rosso la parola “missione”.

Chi dei due direttori aveva ragione?