DEDICATO A TUTTE LE MAMME


DEDICATO A TUTTE LE MAMME,

perché depositino nel loro cuore  la certezza che la spontaneità e la semplicità veicolate dall’amore le renderà sempre “sufficientemente buone”.

La madre “sufficientemente buona” è per Winnicott una donna spontanea, autentica e vera che, con ansie e preoccupazioni, stanchezza, scoraggiamenti e sensi di colpa emerge come figura in grado di trasmettere sicurezza e amore; una madre imperfetta, ma affettivamente presente.

 In occasione della giornata di domenica 12 maggio dedicata alle mamme, desideriamo condividere un canto d’amore di Pablo Neruda che nella sua semplicità e dolcezza ben rappresenta ciò che può significare il dono spontaneo e genuino fatto da una madre al figlio.

La madre naturale di Pablo Neruda muore subito dopo il parto, e il futuro poeta cresce con una madre adottiva, sposata subito dopo dal padre, che per la sua amorevolezza e premurosità verrà sempre da lui vissuta come la sua  “ tenera e premurosa Mamadre”.

La mamadre

La Mamadre, ecco che arriva
con zoccoli di legno. Ieri
soffiò il vento del polo, si sfondarono
i tetti, crollarono
i muri e i ponti,
l’intera notte ringhiò con i suoi puma,
ed ora, nel mattino
del sole freddo, arriva
mia mamadre, signora
Trinidad Marverde,
dolce come la timida freschezza
del sole delle terre tempestose,
lanternina
minuta che si spegne
e si riaccende
perché tutti distinguano il sentiero.

Oh, dolce mamadre
mai ho potuto
dire matrigna,
la mia bocca trema a definirti,
perché appena
fui in grado di capire
vidi la bontà vestita di poveri stracci scuri,
la santità più utile:
quella della farina e dell’acqua,
e questo fosti: la vita ti fece pane
e lì ti consumammo
nei lunghi inverni desolati
con la pioggia che grondava
dentro la casa
e la tua ubiqua umiltà
che sgranava
l’aspro
cereale della miseria
come se tu andassi
spartendo
un fiume di diamanti.

Ahi, mamma, come avrei potuto
vivere senza ricordarti
ad ogni mio istante?
Non è possibile. Io porto
il tuo Marverde nel mio sangue,
il cognome
di quelle
dolci mani
che ritagliarono da un sacco di farina
le brachette della mia infanzia,
di lei che cucinò, stirò, lavò,
seminò, calmò la febbre,
e, quando ebbe fatto tutto
e ormai potevo
reggermi saldamente,
si ritirò, cortese, schiva,
nella piccola bara
dove rimase in ozio per la prima volta
sotto la dura pioggia del Temuco.

Pablo Neruda